(Sottotitolato: Al s’à Derva!)
WEEKEND AL RIF. BOSIO – 17/18 SETTEMBRE 2011.
Le cose belle vale la pena di farle bene e noi siamo diventati bravi! Ecco il weekend giusto per dimostrarlo e la puntualità ci appartiene.Siamo quasi a fine settembre, arriviamo da almeno 5-6 settimane dove l’acqua è solo un termine schivo presente sul vocabolario ed il calendario prevede una “classica”: la chiusura del Rif. Bosio, dove per chiusura s’intende chiaramente la fine della stagione in cui questa anticamera dell’Eden rimane aperta e permette ai suoi visitatori di ricevere un conforto soprattutto per il fatto che lo stupore e l’estasi nel vedere un simile spettacolo potrebbero essere tali da non trovare alcun sostegno pratico ed il rischio di cadere nel senso vero del termine (e questa volta per una cosa bella se non di più!) montare all’ennesima potenza.
La gita è programmata da tempo e la speranza che molti più desiani (difficile schiodarli dalla loro poltrona, tra l’altro pensando a cosa si perdono risulta veramente difficile crederlo!) si facciano partecipi di un momento di coesione stupendo, viene come al solito spenta e per lo meno attutita.
Purtroppo la meteo non è totalmente favorevole e qui acqua sembra fare rima con “Monsone”! ma tant’è, ogni promessa è debito e la compagnia vale sopra ogni cosa.
Partiamo di sabato e cerchiamo di sfruttare bene le virgole e le parentesi….nelle quali il sole dovrebbe esserci e garantire un po’ di tepore. La salita al rifugio si svolge tranquilla e finisce nella pace dell’Airale, dove i colori stanno pian piano mutando l’aspetto di quest’oasi. Mirtilli e lamponi non sono numerosi come gli anni scorsi, ma solo perché quelli che sono venuti prima hanno già spazzato tutto; basterebbe lasciare il sentiero per trovare “vasi di marmellata” ovunque. Veniamo a sapere da Adriana e Cesare che alcuni di noi sono saliti il venerdì ed oggi (sàbet!) sono già a sgranchirsi su per le gande; in effetti anche da qui si può andare a Desio (o alla Desio!): è un modo un po’ diverso,…..ma si può.
Noi ci trastulliamo nelle vicinanze del ponticello, sui sassi che hanno fatto la storia e che non cambiano mai fisionomia: il masso vicino al ponte ha visto centinaia di ragazzi e non solo cimentarwc in salite. Migliaia di generazioni sono passate da quella paretina e da quegli spigoli.
Purtroppo non ci sono spit (o, meglio, ce n’è uno ma indirizzato solo sulla “diretta a goccia”) e quindi ci siamo dovuti inventare qualcosa di diverso, ma che alla fine ha permesso ai più piccoli di passare un bel pomeriggio e di esternare doti innati per quell’età. In realtà il tempo passa per tutti e quindi arriva anche il momento di portarsi nel rifugio, anche perché le sembianze del Monsone sono tali da farci temere il peggio e qualche dubbio viene anche per chi non è ancora rientrato dall’escursione alla Desio e/o ancora salito dall’Alpe Piasci.
I timori durano poco perché proprio nel momento in cui si scatena l’inferno arrivano tutti!!!
Inizia una di quelle cose che in montagna si vogliono sempre evitare quando si è fuori!, ma che si apprezzano tantissimo quando si è dentro!.
Una serata in rifugio è già un dono, come la si è vissuta sabato sera ancor di più. Mangiamo bene, le carte, la dama e le freccette tengono impegnati un po’ tutti, la lettura non può mancare. Il risultato è che si dorme rilassati e benone per tutta notte, cullati da un continuo incedere delle gocce sul tetto!
La “levataccia” misura le 8.00 più o meno e la prima immagine è una giornata da lupi…..con il torrente che ha raggiunto un livello di guardia (poche spanne appena sotto il ponticello). Colazione e “toto-salite”: chi arriva, chi molla, in quanti…..in che modo……tutte domande che vengono poste e che alla fine si perdono nelle certezze delle facce di chi arriva. Qualche lamento, ma tutti sono sostanzialmente contenti di essersi presa l’acqua. Di gran Bagaj….per dirla alla brianzola!
Anche Don Giovanni non è certo tipo da intimorirsi e poi la sua missione oggi (domenica) è quella di celebrare Messa a 2.085 metri e quindi non c’è acqua che tenga.
Dopo la celebrazione, durante la quale abbiamo ricordato le persone mancate recentemente, eccoci ancora tutti sotto l’acqua, ma sempre sotto un tetto a degustare il buffet preparato dalla cucina e….poi ancora maschera e cuffie ed un tuffo a tavola per un pranzo ricco e satollante.
Purtroppo come dicevo prima, non si riesce mai a gustare una cosa fino in fondo; anche per questo weekend avevamo pronosticato un rientro “lento” e “tardivo”, senza bisogno di menare le tolle in fretta. Complice il solito Monsone che non aveva nessuna intenzione di mollare la zona (sarà stato il profumino dei pizzoccheri!?), complice il livello dell’acqua, fatto sta che alle 14.30 circa ci mettiamo addosso tutto ciò che abbia la forma di tettoia e via verso l’Alpe Piasci. In alcuni punti gli Indiani che attraversano il Gange ci fanno il baffo: il guado di una porzione di torrente è
stata piuttosto problematica, nel senso che il “piuccio” era indispensabile. Comunque non c’è problema: di solito la sensazione del bagnato dura 2 minuti, perché poi i piedi, seppur fradici, non sembrano assolutamente tali e la sensazione percepita è quella della normalità.
Piano piano arriviamo sul pianoro delle baite dell’Alpe Piasci, dove nelle vicinanze si trovano le beate auto, contente anche loro di vederci.
Contiamo molti minuti, rispetto al normale, per cambiarci; le manovre sono sempre difficili a causa della pioggia incessante. Ma tutto viene messo al suo posto ed anche noi alla fine ritorniamo sugli scaffali da cui ci eravamo tolti circa due giorni prima!!!
Bello il tutto, ma speriamo che la prossima volta ci siano più persone capaci di rispondere a questa chiamata “desiana”. Naturalmente un grosso ringraziamento a chi gestisce questo angolo fantastico della Valmalenco e quindi a Adriana, Cesare e Silvia, che ci hanno deliziato con ottimi pranzi e coccolato dalla cucina.
Alla prox,
Claudio, Federico, Filippo, Anna, Ginevra, Davide, Paolinux, Davide, Luciana, Angela, Chiara, Gianluca, Paolo, Flora, Enrico M, Enrico C, Marco S, Luigi, Roberto, Adriano, Gabriella, Peppo, Renato, Marco S, Vincenzo, Don Giovanni….e speriamo di non aver dimenticato nessuno.
PJ